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RICERCA FEDERLAZIO-CCIAA ROMA: “Il Mercato delle Start up”.



RICERCA FEDERLAZIO-CCIAA ROMA: START UP INNOVATIVE HANNO FORTE VOGLIA DI IMPRESA MA VANNO ADEGUATAMENTE SUPPORTATE


Oggi, presso la sede della Federlazio, sono stati presentati i dati della ricerca “Il Mercato delle Start up”. Lo studio, realizzato dalla Federlazio con il contributo della Camera di Commercio di Roma, è stato illustrato dal Presidente della Federlazio Silvio Rossignoli e dal Direttore Generale Luciano Mocci. All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, il Presidente della CCIAA Roma Lorenzo Tagliavanti, l’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lazio, Gian Paolo Manzella e il Prof. Associato Statistica Economica Università di Teramo, Andrea Ciccarelli.

Federlazio ha l’obiettivo di promuovere a Roma e nell’hinterland romano la cultura e i servizi favorevoli alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese innovative per sostenere la crescita delle Start Up, stimolare i giovani talenti mettendoli nelle condizioni di valorizzare le loro capacità, favorire il sistema d’imprese della regione per accrescerne la competitività, ma anche fornire una prima base formativa delle competenze necessarie all’avviamento di una Start Up.

Per conseguire tali obietti Federlazio, grazie al contributo della Camera di Commercio Roma, ha realizzato questa approfondita ricerca sulle Start-up romane, un’analisi puntuale che ha consentito di redigere una mappa analitica delle imprese innovative presenti sul territorio romano: i comparti di business in cui operano, i soggetti finanziatori e sostenitori, i servizi e le tecnologie più richieste, le caratteristiche dell’offerta e molto altro.

I RISULTATI DELLA RICERCA

Il Lazio, con 793 imprese, si posiziona tra le prime tre regioni italiane per numero complessivo di Start up innovative, subito dopo la Lombardia (1.851) e l’Emilia Romagna (868), con un’incidenza sul totale Italia pari al 9,8% (dati Registro imprese aggiornati a fine 2017). Nella Città metropolitana di Roma le start-up innovative sono 686. Di queste, 638 operano nella Capitale, che raccoglie l’80,5% delle start-up laziali, e questo rappresenta una grande opportunità per il territorio romano, visto il valore specifico di questa tipologia di nuove imprese che favoriscono una crescita sostenibile, uno sviluppo tecnologico e una tipologia di occupazione particolarmente qualificata e a rilevante presenza giovanile.

Dal punto di vista settoriale, le start-up innovative romane mostrano una forte concentrazione nel settore dei servizi rispetto a quanto verificato nella media italiana. In provincia, 581 delle 686 attività sono impegnate in attività terziarie (84,7% del totale), e di queste 542 nel territorio del Comune di Roma, valore che, rapportato al totale delle 638 start-up innovative romane della Capitale sale ancora a una quota pari a un tondo 85,0%, valore che supera di ben 7 puntipercentuali il valore medio del Centro e di 1,3 punti quello della media regionale.

Il settore dell’industria e dell’artigianato, che totalizza 50 imprese, incide per il 7,3% a livello provincia, mentre con 45 imprese pesa per il 7,1% nella Capitale, contro il 9,2% caratteristico del valore medio regionale, il 16,6% del Centro e il 18,7% dell’Italia. Per quanto riguarda gli altri settori, va sottolineata in provincia una certa presenza di commercio (5,5% rispetto alla media nazionale, 4,4%, dell’area centrale, 3,6% e di quella regionale, 4,9%), fenomeno più accentuato negli altri comuni della Città metropolitana di Roma rispetto alla Capitale (6,5%).

Il 2017 è stato l’anno che ha registrato il picco più elevato di iscrizioni per le start-up innovative sia nel comune di Roma (150, pari al 23,5%), sia negli altri comuni dell’area metropolitana (12 totali pari al 25%).

Al di là della tipologia di business, la forma societaria più utilizzata è quella di capitali e, in particolare le società a responsabilità limitata: 542 imprese nel comune di Roma (85%), 38 quelle degli altri Comuni (79,2%).

Dalla ricerca emerge inoltre che nella Città metropolitana di Roma Capitale, le start-up innovative femminili nel 2017 hanno raggiunto quota 104 e per oltre il90% dei casi sono localizzate nel comune di Roma. Tali imprese hanno un peso sul totale delle start-up innovative pari al 14,9%, valore più alto rispetto alla media nazionale (13,1%).

Il segmento governato dai giovani ha una consistenza più elevata: 136 imprese di cui 120 nel solo comune di Roma, pari al 18,8% delle start-up innovative totali, un valore quest’ultimo però più basso rispetto alla quota del Lazio (19,5%) e dell’Italia (20,9%).

Le imprese straniere hanno, invece, un impatto davvero ridotto sulla tipologia di impresa presa in esame. In Italia sono 229 nel Centro e solamente 25 nel Lazio. Vale la pena sottolineare che gli stranieri tendono a localizzare le start-up innovative prevalentemente negli altri comuni della Città metropolitana di Roma Capitale (20 su un totale di 22).

Per approfondire i comportamenti, le tendenze e le prospettive di sviluppo dell’universo delle start-up innovative romane e delinearne meglio il profilo, è stata realizzata una indagine diretta su un campione delle stesse sulla base di un questionario strutturato costruito ad hoc: 68 imprese, pari al 10% dell’universo complessivo (686), prevalentemente operanti nel comune di Roma.

Dalle risposte degli imprenditori emerge che la motivazione di fondo esplicitata nell’avvio della start-up risiede soprattutto nella volontà di sfruttare la propria idea innovativa (54,4% del casi) e nella convinzione di valorizzare le specifiche competenze nonché le esperienze professionali caratteristiche dello stesso imprenditore e/o del gruppo di ideatori (45,6%). Si tratta nel 44,1% dei casi di attività avviate con meno di 10.000 euro (poco più del 10% con meno di 5 mila euro), in quasi nove casi su dieci finanziate con mezzi propri (integrabili con prestiti di parenti ed affini) ma per le quali nel 70,6% dei casi è stata effettuata una analisi o uno studio di mercato.

Nell’avvio dell’attività le principali difficoltà incontrate dichiarate dalle imprese hanno riguardato anzitutto la mancanza del capitale necessario e di risorse economiche, ovvero della necessaria liquidità per partire (42,2%). Segue a distanza molto ravvicinata (37,8%) la complessità, la lentezza e i costi dell’iter burocratico necessario ad avviare l’attività economica.

La complessità delle attività delle start-up innovative giustifica una quota molto elevata di laureati con (79,1%), mentre solo il 23,0% dichiara di avere avuto esperienze di conduzione di una impresa.

Il fatturato presenta un andamento molto positivo, con un saldo tra risposte in aumento e risposte in diminuzione del +65,6%. Incoraggiante anche il risultato relativo all’occupazione (+27,3%). Le aspettative 2018 appaiono ancora più positive, con una prevalenza netta di risposte positive sia per l’occupazione (+68,0%), sia per il fatturato (+96,2%).

Il dato relativo alle vendite all’estero appare invece inferiore rispetto alle aspettative: solo 14,7%.

Come era ovvio attendersi, le start-up innovative romane hanno introdotto innovazioni negli ultimi anni in modo molto diffuso. Per quanto riguarda il triennio 2015-2017, la quota complessiva riguarda il 92,6% dei casi, con una focalizzazione sui prodotti e i servizi offerti (52,4%), ma anche innovazioni di carattere organizzativo e/o gestionale (31,7%) e in innovazioni di processo (23,8%).

Le start-up romane sono attente anche alla dimensione green dell’innovazione: il 57,4% ha infatti dichiarato che investirà in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale).

Tra le opzioni dichiarate dagli intervistati relativamente al credito ed ai finanziamenti emerge la dimensione derivante da capitali propri provenienti da investitori esterni (ovvero nuovi azionisti, 37,1%), seguita dalle opportunità offerte dai bandi pubblici (34,3%).

“Lo studio realizzato da Federlazio ha evidenziato una realtà in forte evoluzione che denota la ‘voglia d’impresa’ nelle nuove generazioni e rinforza la volontà dell’Associazione, in coerenza con la propria missione istituzionale, di contribuire sempre più fattivamente allo sviluppo di nuove imprese nel territorio romano. Però, per supportare questa volontà, è necessario che tutti gli attori interessati contribuiscano in maniera concreta. Le Istituzioni devono continuare la loro lotta contro la complessità e la lentezza della macchina burocratica, un male, peraltro, che non affligge solo le Start up ma tutte le imprese, nessuna esclusa. Anche il mondo delle Associazioni, però, può fare molto. Gli startupper, nella loro delicata fase di avvio imprenditoriale, hanno fortemente bisogno di un supporto, di una ‘guida’ che li indirizzi al meglio in questo nuovo mondo. Federlazio è ben consapevole di questa responsabilità e lo studio appena realizzato sarà un ulteriore utile strumento di lavoro finalizzato proprio a migliorare sempre più questa nostra capacità”. Questa la dichiarazione del Presidente Federlazio, Silvio Rossignoli.


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